25 Ottobre 2021

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L’approccio “One Health” e il progetto LEO

ISTITUTO ZOOPROFILATTICO ABRUZZO E MOLISE

Tutti, più o meno inconsciamente, sappiamo che molti microbi sono in grado di infettare sia gli animali che gli esseri umani. L’approccio corretto per lottare contro una malattia non è quindi quello di combatterla sull’uomo, ma ampliare il campo d’azione all’intero ecosistema. Ad esempio, è più utile combattere la fonte del virus della rabbia (vaccinando i cani) che curare la rabbia nell’uomo.

Appare oramai evidente a tutti come gli animali, le piante e gli esseri umani, condividano lo stesso ecosistema e come la salute dell’ecosistema (aria, acqua, fonti alimentari…) sia quella di tutti gli esseri viventi. L’approccio “One Health” – una sola salute – rappresenta il modello ideale per raggiungere la salute globale, perché affronta i bisogni delle popolazioni sulla base dell’intima relazione tra la loro salute, la salute dei loro animali e l’ambiente in cui vivono, considerando l’ampio spettro di determinanti che da questa relazione emerge.

Con questa metodologia si è presa coscienza del fatto che le proprietà dell’ecosistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue singole componenti, poiché la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore, o comunque differente, delle medesime parti prese singolarmente.

L’approccio è molto ampio, tanto che si parla di diversi tipi di “One Health”. Vediamone qualche esempio.

One Health – Cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici hanno un’influenza sulla salute di tutti. Un aumento di 2-3ºC della temperatura media globale influenzerà i percorsi migratori delle zanzare, aumentando per esempio la popolazione a rischio di malaria del 3-5%. O ancora, l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai, gli eventi meteorologici estremi, le ondate di calore, la siccità e gli incendi stanno costringendo sempre più specie a migrare.

One Health – Benessere animale

Il commercio illegale di fauna selvatica può trasportare animali selvatici e i loro agenti patogeni in aree geografiche che altrimenti non potrebbero raggiungere, come nel caso del virus della West Nile Disease, che è stato introdotto nell’emisfero settentrionale. Molti animali selvatici vengono venduti per la carne, la pelle, i denti o le unghie o come animali domestici e vengono allevati in condizioni estremamente avverse e stressanti. Entrano in contatto tra loro e con l’uomo in ambienti non controllati, rendendo inevitabile l’insorgere di malattie infettive.

One Health – Perdita di biodiversità

Gli animali in natura ospitano un numero elevato di agenti patogeni. Tuttavia, alcuni studi postulano che l’elevata diversità delle specie diminuisca la densità ospite-patogeno e mantenga in equilibrio la popolazione dei loro vettori, riducendo così la contagiosità e la prevalenza della malattia e si riferiscono a questo come “effetto di diluizione“.

La perdita di biodiversità è più comunemente osservata come un calo della popolazione dei predatori – che controllano il numero di ospiti e vettori – causato dall’interruzione della catena alimentare. Ad esempio, una diminuzione della popolazione di serpenti porta ad un aumento della popolazione di topi e gli agenti patogeni si diffondono più facilmente.

Questi sopra riportati sono solo alcuni esempi. Non abbiamo citato la lotta alla povertà e alla fame, l’antibiotico-resistenza e tanti altri determinanti.

Chi è coinvolto nell’approccio One Health?

Per gestire questo modello risulta di fondamentale importanza l’integrazione di professionalità diverse con una vasta gamma di competenze attive in ambiti molto diversi, come la salute pubblica, la salute degli animali, la salute delle piante e l’ambiente.

Ma non basta, se vogliamo prevenire efficacemente le epidemie da zoonosi e i problemi di sicurezza alimentare, diventa indispensabile la condivisione, fra tutti i settori, dei dati epidemiologici e delle informazioni di laboratorio. La politica, la ricerca e le imprese di tutti i settori dovrebbero coordinarsi, a livello locale, nazionale, e sovranazionale, per attuare misure congiunte contro le minacce per la salute.

Le tre grandi organizzazioni mondiali operanti nel settore che sono OMS (Organizzazione mondiale della sanità), la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione) e l’OIE (Organizzazione mondiale della sanità animale) lavorano da anni per promuovere risposte multisettoriali ai rischi per la sicurezza alimentare, ai rischi di zoonosi e ad altre minacce per la salute pubblica a livello umano – interfaccia animale – ecosistema e per fornire indicazioni su come ridurre questi rischi.

L’Istituto Superiore di Sanità, nella giornata europea “All for One Health” 2021, ha comunicato l’impegno assunto nel suo Piano strategico 2021-2023, per promuovere la crescita della capacità multidisciplinare necessaria per le sfide sanitarie complesse a livello nazionale e internazionale, affrontando le lacune rilevanti nella ricerca, networking, integrazione e formazione, attraverso la valorizzazione di tutti i settori coinvolti. Inclusi l’ambiente e i settori socioeconomici e la partecipazione di cittadini e comunità tra gli stakeholder, al fine di garantire il pieno impatto di questo metodo.

Il Progetto LEO, con la sua spinta all’integrazione di banche dati differenti ed eterogenee all’interno della quale confluiscono dati di diversa natura (veterinari, climatici, zootecnici, ambientali…), rappresenta uno strumento fondamentale a sostegno di questo approccio.