9 Marzo 2023

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La diversità genetica dei bovini Criollo del Sud America

a cura di: Dipartimento DIANA, Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza

Fonti storiche riportano che i primi bovini a giungere nel Nuovo Continente fossero al seguito della seconda spedizione di Cristoforo Colombo nelle Americhe, datata 1493. Da quel momento in poi, in breve tempo, i bovini importati dall’Europa, principalmente dalla penisola iberica, si diffusero rapidamente fino a raggiungere le latitudini più estreme del Continente, al seguito dei colonizzatori come fonte di sostentamento. In alcune occasioni, tuttavia, la conquista dei nuovi territori da parte dei coloni spagnoli e portoghesi non ebbe successo, e il bestiame abbandonato sul territorio andò in contro a processi di feralizzazione.

Durante il sedicesimo secolo questo bestiame semi-ferale si adattò al nuovo territorio e divenne numeroso al punto che le popolazioni locali iniziarono a cacciarlo su larga scala. Contrariamente a quanto accadeva contemporaneamente per i bovini in Europa, selezionati dall’uomo con finalità produttive, i bovini semi-ferali del Nuovo Mondo furono quindi soggetti per alcuni secoli a selezione naturale. Successivamente, bovini di provenienza Europea importati nelle aree temperate ed esemplari di Zebù (bos indicus) importati nelle zone tropicali vennero prima incrociati con le popolazioni locali e in seguito hanno sostituito le popolazioni originali, oggi allevate in ambiente marginali.

Un’indagine approfondita della diversità genomica dei bovini Criollo del Sud America appare quindi come un’opportunità unica per indagare le peculiarità adattative di queste popolazioni, allevate in condizioni estreme per condizioni climatiche e altitudine. Al tempo stesso, consente inoltre di fare chiarezza sulla storia post-coloniale delle popolazioni bovine ed umane del Sud America, grazie al legame che da secoli unisce l’uomo e il bestiame. I frequenti incroci avvenuti fra popolazioni locali e razze cosmopolite ha dato luogo alla creazione di popolazioni bovine altamente produttive, sebbene ancora caratterizziate da porzioni dell’originale genoma degli antenati, utile, se analizzato in un contesto geografico, a tracciare la diffusione delle popolazioni originarie.

Partendo da queste premesse, un gruppo di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, in collaborazione con Università e centri di Ricerca siti in diverse nazioni del Sud America, ha raccolto campioni di DNA di bovini Criollo per un totale di più di 1200 animali provenienti da 8 diverse nazioni sudamericane. Per ciascun animale campionato è stato estratto ed analizzato il DNA nucleare e quello mitocondriale, ovvero il DNA ereditato solamente in linea materna.

La diversità e struttura genetica è stata studiata in 17 popolazioni di bovini Criollo. Sebbene le analisi siano ancora in corso, i primi interessanti risultati sono già stati resi noti. È stato infatti evidenziato come le popolazioni di bovini del Sud America siano risultate nel complesso caratterizzate da un elevato grado di originalità genetica, con livelli di inbreeding relativamente bassi, che indicano come la riduzione della numerosità della popolazione non abbia per ora influenzato negativamente la diversità genetica delle popolazioni analizzate.

Le analisi preliminari della struttura di popolazione hanno evidenziato un alto grado di eterogeneità genetica degli individui all’interno di ciascuna popolazione, in accordo con una storia caratterizzata da intensi scambi commerciali e migrazioni. Un’indagine più approfondita su questi animali ha consentito di confermare come, in particolare per le popolazioni brasiliane, risultino alte percentuali di contributo genetico da parte di zebù proveniente dall’Asia, ma anche tracce di incroci meno recenti con bovini dell’Africa occidentale, presumibilmente risalenti al periodo delle rotte commerciali di schiavi dall’Africa al Sud America.

Questi primi risultati, analizzati nel loro insieme, evidenziano come i bovini del Sud America, nel corso dei secoli, abbiano vissuto ricorrenti eventi di incrocio con svariate popolazioni differenti, nonché forti pressioni selettive di tipo ambientale. L’insieme di molteplici contributi genetici differenti e l’impatto di condizioni climatiche talora proibitive hanno dato origine ad un patrimonio genetico unico. Successive e più approfondite analisi consentiranno in un prossimo futuro di identificare le varianti genetiche uniche che consentono a questi bovini di prosperare e produrre anche in condizioni climatiche avverse.