a cura di: Associazione Italiana Allevatori
Gli asini autoctoni italiani, gestiti dall’ANAREAI (Associazione Nazionale Allevatori delle Razze Equine e Asinine Italiane) sono appartenenti a sette razze: Asino dell’Amiata, Asino dell’Asinara, Asino Pantesco (o di Pantelleria), Asino Ragusano, Asino Romagnolo, Asino Sardo, Asino Viterbese. Di queste, ben 5 sono state presenti (tranne il Romagnolo e il Viterbese) alla più importante manifestazione equina nazionale, la Fieracavalli di Verona, nel 2024 giunta alla 126esima edizione, e che comunque rappresenta anche una delle rassegne di settore più rilevanti a livello continentale.
La rappresentativa sarda, quindi, anche grazie al supporto dell’Associazione Allevatori della Regione Sardegna-AARS e dell’Agenzia Agris, è stata una delle più consistenti, con l’Asino Sardo e l’Asino dell’Asinara, che ben hanno ben figurato a fianco degli altri equini autoctoni isolani, il Cavallo del Sarcidano ed il Cavallino della Giara, quest’ultimo tornato a Verona dopo addirittura vent’anni di assenza.
Ma ora concentriamo questa nota su una delle due razze asinine sarde, l’Asino dell’Asinara, portato in Fieracavalli 2024 dagli allevatori Michele Cireddu di San Vito (Su) e Giovannantonio Pilo di Sassari.
Grazie alle informazioni contenute nell’opuscolo informativo predisposto da ANARAEI, possiamo riportare alcuni dati storici su questo particolare asino, inserito in un contesto ambientale unico e irripetibile. L’Asinara, infatti, è un asino autoctono che trae il suo nome dall’omonima isola situata all’estremo nord-ovest della Sardegna, in un territorio strettamente vincolato in quanto ricadente nel Parco Nazionale dell’Asinara.
L’isola dell’Asinara (difficile a questo punto dire se è l’asino che prende il suo nome dall’isola, o viceversa!) è quasi interamente ricoperta da macchia mediterranea (circa 60 km2), intervallata da poche aree coltivate (eredità anche delle attività praticate da detenuti, lavoratori e ospiti di quello che fu un famoso penitenziario di massima sicurezza, dsmesso nel 1998).
L’Asino dell’Asinara è di piccole dimensioni, equivalenti a quelle dell’Asino Sardo, ed è tipicamente caratterizzato dal mantello di colore bianco (variante genetica dell’albinismo), in realtà ritenuto dagli esperti albinismo incompleto. Le opinioni, infatti, anche sulle origini dell’Asino bianco dell’Asinara, sono diverse. Alcune testimonanze tramandate in forma orale di recente raccontano della presenza di asini bianchi sull’isola già dalla fine del secolo scorso. Pare infatti che gli abitanti dell’Asinara abbiano abbandonato i loro asini sull’isola prima di trasferisi, nel 1885, nella vicina Stintino, dopo che la loro terra divenne di proprietà del Demanio dello Stato. L’immediata storia post unitaria dello Stato italiano, quindi, forse si è intersecata anche con il destino degli asini albini. Ma su questo, come si diceva, non vi è alcuna certezza, poiché alcuni affermano che i tipici mantelli completamente bianchi siano comparsi in questi asini in tempi più recenti. Altre fonti storiche attribuiscono l’origine attuale degli asinelli bianchi ad un nucleo importato direttamente dal nordafica, precisamente dall’Egitto, nel 1880, ad opera del Duca dell’Asinara. Per approfondimenti, Anareai rimanda ad un testo del 1990 realizzato da W. Pinna, G.M. Vacca e P. Lai, “Rilievi etnodemografici sull’asinello bianco dell’Asinara”.
Una curiosità: per chi volesse vedere da vicino un raro asinello bianco dell’Asinara, senza necessariamente recarsi in Sardegna, può visitare una delle più quotate manifestazioni fieristiche agrozootecniche del centro Italia, “Agriumbria”, in genere collocata in primavera a Bastia Umbra (Perugia) dove da anni alcuni appassionati estimatori, tra i quali la simpaticissima allevatrice di origine tedesca, la Signora Gabrielle Müller, da Assisi, espongono asini di varie razze nella cornice della vetrina A.I.A.-Italialleva organizzata in collaborazione con l’Associazione Allevatori Umbria e Marche.
Dopo questa premessa di natura storica, passando ai caratteri tipici dell’Asino dell’Asinara, oltre al già ricordato mantello bianco, con cute rosa ed occhi che possono essere sia rosa che celesti (albinimo oculocutaneo), si rileva una conformazione della testa quadrangolare, collo corto, spalla dritta e corta, garrese poco pronunciato, dorso leggermente disteso e lievemente depresso, lombi forti e ben attaccati, groppa corta e lievemente inclinata, petto sufficientemente largo, torace stretto e basso, arti robusti, articolazioni spesse e larghe, andature corte, appiombi regolari, il piede è bianco, piccolo e poco resistente.
Tra le altre caratteristiche contenute nello standad di razza dell’Asino dell’Asinara rilevano rusticità e frugalità, che ne fanno un animale con attitudine particolarmente vocata all’onoterapia ed al trekking, senza dimenticare anche la produzione di latte, utilizzata, ad esempio, in cosmetica.
Per i caratteri biometrici, l’altezza al garrese varia tra 80 e 105 centimetri sia nei soggetti maschi che nelle femmine, così come pure la circonferenza del torace (100 centimetri in entrambi i sessi) e sia la circonferenza dello stinco (11-13 centimetri).
Come per altre razze, sono pure elencati i difetti morfologici: mantello diverso dal colore bianco o con cute pigmentata, occhi scuri, taglia diversa dallo standard, nonché i difetti che comportano l’esclusione dalla riproduzione, ovvero il mantello diverso dal bianco o con cute pigmentata e gli occhi di colore scuro.
Questa la scheda tecnica dettagliata disponibile sul sito LEO.