17 Ottobre 2024

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Un promettente mix di fonti proteiche alternative ottenibili da bioraffinerie in completa sostituzione della soia nei mangimi di riproduttori di orata (Sparus aurata)”

a cura di: Istituto Sperimentale Italiano Lazzaro Spallanzani, Loc. La Quercia, 26027, Rivolta d’Adda (CR), Italy

Attualmente l’UE ha un deficit proteico del 70-80%, e importa massicciamente alimenti (inclusa la soia) da paesi terzi. Come per molti pesci d’allevamento, la dieta dell’orata (Sparus aurata), una delle specie più allevate in Europa, si basa ancora principalmente sulle farine di pesce (FM) e di soia (SBM). Si stima che il settore dell’acquacoltura consumi oltre il 70% della FM globale, tuttavia, il suo trend di produzione è in calo a causa del declino naturale degli stock causato dalla grande pressione sulla pesca di cattura. Allo stesso tempo, il settore dell’acquacoltura è cresciuto costantemente e, insieme ad esso, la domanda di FM e conseguentemente il suo prezzo. In questo contesto, l’industria dell’acquacoltura da tempo sta cercando di ridurre l’uso di FM, sostituendola con prodotti vegetali che però, hanno generalmente valori nutrizionali inferiori, possono contenere antinutrienti o componenti scarsamente digeribili. Per questo motivo è raccomandata l’inclusione di fonti proteiche alternative e più economiche. L’ingrediente vegetale più comune nei mangimi per pesci è, di gran lunga SBM, in quanto rappresenta una buona alternativa a FM grazie al suo alto contenuto proteico, al basso prezzo e alla buona reperibilità. Tuttavia, il suo profilo amminoacidico non è adeguato, spesso è carente di metionina e ha diversi fattori antinutrizionali che possono causare disbiosi del microbioma intestinale, con compromissioni della crescita a causa di risposte infiammatorie. Queste sfide della sostituzione di FM con SBM, insieme ai problemi associati alla coltivazione della soia, come la perdita di biodiversità, le emissioni di carbonio e l’esaurimento del suolo, hanno portato gli studi attuali a concentrarsi sulla ricerca di fonti proteiche alternative che abbiano un impatto minore sia sulla salute dei pesci che sull’ambiente. Nell’ambito del progetto europeo AquaTech4Feed (Bando ERA-NET BioBlue) che ha visto coinvolti, oltre all’Istituto Spallanzani, diversi istituti di ricerca Europei che si occupano d’acquacoltura, è stata messa a punto una particolare combinazione di ingredienti derivanti da biomasse sostenibili, per la produzione di mangimi efficaci e innovativi.

Nello specifico, il mix di ingredienti è stato prodotto miscelando in diverse proporzioni i seguenti alimenti: i) Alaria esculenta (macroalghe), ii) Lemna minor (Lenticchia d’acqua, pianta acquatica), iii) Nannochloropsis gaditana (microalghe) e iv) Hermetia illucens (larve di insetto). Tali alimenti hanno il potenziale di ridurre la dipendenza dalle materie prime convenzionali nei mangimi per acquacoltura grazie a una serie di caratteristiche comuni: i) alto valore nutrizionale, grazie all’alto contenuto proteico, buon profilo in acidi grassi, buon profilo amminoacidico; ii) alta sostenibilità, in quanto potenzialmente producibili mediante lo sviluppo di vere e proprie bioraffinerie; iii) prezioso contenuto in molecole bioattive, che possono conferire al mangime in cui vengono incorporate un valore funzionale.

Nel progetto, tale mix di fonti proteiche alternative è stato incluso nel mangime per riproduttori di orata (Sparus aurata), andando a sostituire il 96% di SBM e testandolo in vivo, direttamente sui pesci allevati presso l’impianto di Acquacoltura dell’Istituto Spallanzani.

I dati raccolti dalla sperimentazione sulle performance riproduttive nelle orate indicano che l’inclusione del mix proteico alternativo garantisce prestazioni positive. Nessun impatto negativo è stato riscontrato né sui riproduttori né sulle larve. Fra le larve nate dai riproduttori alimentati con il mangime sperimentale (dieta Test) rispetto a quelle ottenute dai riproduttori alimentati con il mangime commerciale, con soia (dieta Controllo), non sono state rilevate differenze significative né in termini di deformità scheletriche, né nello sviluppo muscolare e intestinale, sia alla schiusa che dopo 6 giorni dalla schiusa. I risultati ottenuti mostrano che con la dieta Test si sono ottenuti risultati leggermente migliori in termini di performance riproduttive rispetto alla dieta Controllo. Infatti, anche se i parametri di fecondità sono risultati simili fra le due diete, l’integrazione di ingredienti alternativi sembra aver influenzato positivamente l’output larvale, sia in termini di percentuale di schiusa che in termini di sopravvivenza a 6 giorni dalla schiusa. Inoltre, nelle uova dei pesci alimentati con la dieta Controllo, è stata riscontrata una maggiore frequenza di anomalie rispetto a quelle dei pesci alimentati con la dieta Test. In conclusione, i dati ottenuti dalla sperimentazione suggeriscono che la soia nelle diete può essere praticamente sostituita in modo sicuro da fonti proteiche alternative e sostenibili nell’alimentazione dei riproduttori di orata, senza influenzare negativamente le prestazioni riproduttive e senza rischi di compromissione dello sviluppo larvale durante la fase di alimentazione endogena.

Un altro piccolo passo avanti verso la sostenibilità in Acquacoltura.