a cura di: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
Migliori condizioni di trattamento e quindi benessere degli animali si traducono in una flora batterica intestinale più diversificata, capace di creare un ambiente meno favorevole allo sviluppo di microrganismi pericolosi per la salute umana.
Il Campylobacter, responsabile della maggior parte dei casi di tossinfezione alimentare in Europa, vede nella carne di pollo la principale sorgente di infezione. Per questo motivo, in tutto il mondo si stanno moltiplicando gli sforzi per individuare nuove strategie di prevenzione e controllo a livello di allevamenti, con l’obiettivo di ridurre il rischio per la salute pubblica rappresentato da questo batterio.
È la direzione di un recente studio del Laboratorio Nazionale di Riferimento per Campylobacter dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise (IZSAM). I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sul microbiota intestinale dei polli da carne, dimostrando che animali con un alto livello di benessere hanno una flora batterica più ricca, capace di creare un ambiente meno suscettibile all’infezione da Campylobacter.
Il microbiota può essere definito come l’insieme dei microrganismi commensali che popolano un ambiente che svolge funzioni necessarie all’ospite. Capire le sue funzioni, e le interazioni tra i vari microrganismi, si sta rivelando sempre più di vitale importanza. I ricercatori hanno così preso in esame polli provenienti da dieci diversi allevamenti situati in quattro regioni italiane. La loro flora batterica intestinale è stata quindi studiata con tecniche di analisi genomica per individuare i vari tipi di microrganismi presenti, determinandone quindi anche la diversità e rilevando la presenza o meno di Campylobacter. Allo stesso tempo è stato valutato il livello di benessere animale attraverso il protocollo europeo Welfare Quality, che tiene conto di alimentazione, alloggio, salute e comportamento.
I risultati ottenuti, pubblicati sulla rivista Research in Veterinary Science, suggeriscono che il pollame non colonizzato da Campylobacter aveva una maggiore diversità del microbiota, un dato correlato con una maggiore resistenza alla colonizzazione di agenti patogeni. Viceversa una bassa diversità del microbiota si associava con una maggiore presenza di Campylobacter.
La chiave delle differenze osservate nel microbiota sembra risiedere nel benessere degli animali. Studi recenti hanno evidenziato relazioni dirette tra lo stress che i polli possono subire e le contaminazioni da agenti patogeni di origine alimentare. Il fatto che animali con un alto livello di benessere (determinato da fattori ambientali come la lettiera, l’accesso al mangime e il clima) abbiano, grazie alla diversità del loro microbiota, un ambiente intestinale meno favorevole alla proliferazione di Campylobacter, potrebbe essere spiegato dalla composizione specifica del microbiota, con alti livelli di alcune specie microbiche che influenzerebbero negativamente la presenza del Campylobacter attraverso un meccanismo di competizione, produzione di batteriocine o mediante la stimolazione diretta del sistema immunitario dell’ospite.
Una riduzione significativa della presenza di Campylobacter nella produzione primaria avrebbe un forte impatto nella diminuzione del rischio per la salute pubblica. Obiettivo raggiungibile con una sempre più corretta gestione degli allevamenti.