a cura di: Istituto Spallanzani
L’uomo e le sue capacità di gestione giocano un ruolo fondamentale nella sicurezza della filiera alimentare e nel mantenimento di un alto livello del benessere degli animali allevati.
I molteplici fattori che condizionano il benessere animale spaziano dall’ambiente in cui vengono allevati alle pratiche generali di allevamento tra cui anche le strategie alimentari adottate. L’animale in un ambiente brado o semibrado agroforestale ha la possibilità di esprimere le proprie potenzialità fisiologiche ed etologiche, attivando strategie adattative e proprie competenze, come la ricerca del miglior microclima e la selettività di pascolamento.
Come già ampiamente dimostrato in un allevamento estensivo, gli animali hanno la possibilità e la capacità di selezionare tra le diverse specie vegetali presenti sul terreno, quelle essenze erbacee ritenute più utili al fine di garantire il giusto apporto di nutrienti e di sostanze fondamentali per il loro benessere.
Con il termine zoofarmacognosia viene indicata una branca dell’etologia che studia i metodi e le pratiche utilizzate dagli animali (sia selvatici che domestici) per curare alcuni disturbi frequenti cercando in natura le essenze contenenti le sostanze necessarie, come una sorta di istintiva auto-medicazione.
In un allevamento intensivo, ciò che l’animale normalmente compie in natura deve essere garantito da chi gestisce le condizioni di allevamento; pertanto anche la cura dell’alimentazione e soprattutto delle materie prime e degli integratori aggiunti alla razione diventano un requisito fondamentale nel management aziendale.
Le strategie di alimentazione possono condizionare la salute dell’animale e tale requisito risulta molto importante, in quanto sottende tutti gli aspetti produttivi e riproduttivi al quale l’animale è destinato.
La medicina veterinaria si sta spingendo in questa direzione, non limitandosi solo alla cura e prevenzione delle patologie ma operando anche al fine di favorire sistemi di allevamento che generino salute; un esempio è dato dagli allevamenti agrosilvopastorali, che prevedono l’inclusione di specie arboree nell’allevamento stesso, che vengono scelte in funzione del contributo alimentare che possono apportare e sono integrate agli spazi tradizionali.
Questa scelta di allevamento permette di mediare tra l’allevamento estensivo vero e proprio, che presenta comunque degli aspetti negativi da tenere in considerazione (quali per esempio la presenza di predatori, il carico di animali che il pascolo può sostenere, le patologie trasmissibili da animale selvatico a domestico) e l’allevamento intensivo. Per diversi motivi non sempre però tale scelta è auspicabile, per cui può entrare in gioco il ruolo della fitoterapia, scienza antichissima (Ippolite – 460-370 a.C.) che richiede ampie conoscenze che spaziano dalla etnobotanica alla farmacologia.
I fitocomplessi sono infatti entità biochimiche costituite dall’insieme di uno o più principi attivi che agiscono in sinergia con altre molecole presenti (sali minerali, enzimi, vitamine ecc.), rappresentano dei metaboliti secondari prodotti dalle piante e la loro presenza qualitativa e quantitativa varia a seconda del luogo (etnobotanica), della stagione, del momento vegetativo e dello stress cui sono sottoposte. A seconda del dosaggio e dell’animale che li assume, possono essere integratori o veri e propri farmaci; le azioni che essi possono svolgere sono molteplici e spaziano da quelle farmacologiche a quelle nutraceutiche, come per esempio stimolante della risposta immunitaria o della capacità digestiva.
Lo studio dell’alimentazione degli animali zootecnici è in continua evoluzione, sia per poter migliorare l’efficienza di produzione che per apportare benefici allo stato di salute e benessere degli animali. Diverse ricerche scientifiche sono state condotte nel settore mangimistico per i ruminanti, al fine di confermare le già note proprietà e i benefici che alcuni prodotti vegetali possono apportare se adeguatamente integrati con l’alimentazione ordinaria.
L’introduzione di fitocomplessi in mangimistica rappresenta sicuramente un settore in evoluzione e anche in espansione perché sono sempre maggiori i punti di forza che ad essi vengono riconosciuti. Un minor ricorso al prodotto farmaceutico della medicina tradizionale determina infatti una minor presenza di residui chimici nei prodotti di derivazione animale, con conseguente incremento di valore e miglioramento del prodotto finale.
Un ulteriore approfondimento delle conoscenze e delle possibili applicazioni dei fitocomplessi può aumentare la fiducia nell’utilizzo degli stessi in sostituzione alle pratiche tradizionali di medicina veterinaria.