17 Luglio 2023

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Il ruolo dei vaccini autogeni nella lotta all’antibiotico resistenza

a cura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati”

L’allestimento di prodotti veterinari ad azione immunologica rappresenta una delle più antiche ed importanti attività degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali presenti in Italia. Anche l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche, fin dalla sua fondazione, ha incentrato il proprio sevizio in ambito della Sanità pubblica svolgendo attività diagnostiche e di prevenzione con la preparazione di vaccini specifici per le patologie infettive degli animali da reddito. Nell’epoca antecedente l’avvento degli antibiotici e le preparazioni immunologiche di tipo autogeno avevano rappresentato l’unico insostituibile strumento per contrastare le malattie infettive degli animali domestici. Successivamente, una serie di cause diverse ha contribuito a ridimensionare il ruolo degli Istituti. Fra queste ragioni rientrano:

  • l’evoluzione delle conoscenze
  • l’ammodernamento della zootecnia
  • le nuove esigenze di qualità delle produzioni dei presidi immunizzanti
  • le nuove normative nazionali ed europee

In questi ultimi anni, tuttavia, a seguito dell’insorgenza del fenomeno dell’antibiotico-resistenza ed al riscontro, sempre più frequente, delle patologie di allevamento condizionate si è registrata una “rinascita” dei vaccini autogeni. Il notevole incremento nella produzione di tali presidi immunizzanti è un fenomeno evidente non solo in Italia, ma anche in molti altri paesi dell’Unione europea, tanto più che il Coordination Group for Mutual Recognition and Decentralized Procedures –Veterinary (CMDv) è stato sensibilizzato a emanare un documento comunitario, in cui vengono specificati i requisiti necessari per la produzione di tali presidi immunizzanti.

Cosa sono i vaccini autogeni

I vaccini autogeni sono preparazio­ni estemporanee ad azione immunogena, allestiti con microrganismi pato­geni e relativi antigeni (tossine), isolati da un animale o da animali appartenenti ad uno stesso allevamento ed impiegati per trattare tale animale, tutti gli animali allevati nella stessa azienda o alleva­menti limitrofi qualora il veterinario lo ritenesse opportuno per motivi epidemiologici. È questa una definizione “sui generis” che trova riscontro nell’art. 1, comma 2 del decreto legislativo 17 marzo 1994, n. 287. In medicina veterinaria il termine “‘vaccini autogeni“, di scuola anglosassone, comprende due categorie di vaccini, vaccini stabulogeni e autovac­cini.

Sono definiti stabulogeni quei vac­cini preparati con microrganismi pa­togeni e/o antigeni isolati da soggetti colpiti dalla forma infettiva dominante in quel determinato allevamento e de­stinati a trattare tale allevamento nella stessa località; autovaccini sono defi­niti, invece, quei vaccini preparati con microrganismi e/o antigeni isolati da reperti morbosi dell’animale da tratta­re.

Questi ultimi hanno insita, per loro stessa destinazione, una funzione prevalentemente curativa in quanto, per definizio­ne, trattasi di preparazioni ad azione immunizzante che vengono utilizzate sullo stesso animale da cui è stato isola­to il microrganismo patogeno (vedi gli autovaccini per le piodermiti, papillomatosi, ecc.). L’azione preventiva (profilassi) e l’azione curativa (metafilassi) in queste categorie di vaccini sono comunque correlate a risposte di tipo immunologico.

È certo che l’impiego dei vaccini stabulogeni ed autovaccini è limitato alle patologie per cui non sono disponibili sul mercato prodotti immunizzanti registrati di si­cura efficacia. Comunque, bisogna prendere atto che, no­nostante i progressi tecnologici dell’in­dustria farmaceutica, la preparazione dei vaccini autogeni in Europa, e di­remmo anche nel mondo, non risulta superata e trova nella pratica, un reale riscontro.

Infatti, nel 2011, la Commissione europea ha proposto un piano d’azione multisettoriale (approccio “One Health”) per contrastare la diffusione dell’antibiotico-resistenza, che comprende dodici azioni chiave in diverse aree di intervento. Tra queste, l’azione numero cinque fa specifico riferimento all’adozione di strategie di prevenzione per combattere le infezioni negli animali e l’azione numero undici prevede di promuovere lo sviluppo di vaccini autogeni per ridurre la diffusione delle infezioni e quindi il ricorso agli antimicrobici.

I vaccini possono, infatti, contribuire in diversi modi al contenimento di questo preoccupante fenomeno. Innanzitutto, possono prevenire infezioni batteriche che richiederebbero l’impiego di antibiotici. In secondo luogo, possono ridurre l’incidenza di malattie di origine virale che possono portare alla irruzione di infezioni batteriche secondarie, anch’esse poi inevitabilmente da trattare con antimicrobici. Infine, specifici presidi vaccinali potrebbero controllare infezioni batteriche sostenute da microrganismi divenuti ormai resistenti agli antimicrobici (WHO, 2015).

Il ricorso a profilassi di tipo indiretto rappresenta uno dei mezzi principali per preservare la competitività degli allevamenti, assicurare il benessere degli animali e ridurre al contempo la pressione selettiva sulle popolazioni batteriche generata dall’impiego degli antimicrobici in zootecnia. Infatti, negli ultimi anni, nell’Unità di Produzione Officina Farmaceutica dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche è stato riscontrato un notevole incremento della produzione di vaccini autogeni, per la diffusione appunto dell’antibiotico-resistenza e soprattutto per l’aumento della richiesta di vaccini per malattie di specie animali minori (capre, conigli, lepri, pesci) e per patologie “condizionate” circoscritte a ristretti ambiti territoriali.  

Nel caso dell’acquacoltura, ad esempio, l’aumento di richiesta di prodotti immunizzanti di tipo autogeno è avvenuto dopo l’applicazione delle restrizio­ni dell’antibiotico-terapia di massa, per via orale, a causa dei possibili residui nelle produzioni ittiche e nelle acque reflue di allevamento e per la mancanza di presidi immunizzanti registrati specifici per le malattie ittiche (Yersinia Ruckeri biotipo II, Aeromonas, Lactococcus).

I vaccini commerciali, infatti, spesso non contengono una formula antigenica completa, specifica per la patologia in corso, come, ad esempio, si verifica molto spesso con le tossine di alcuni clostridi, stafilococchi e coli; questo tipo di vaccini necessitano un aggiornamento continuo dei prodotti registrati per raggiungere i vantaggi che si otten­gono con i vaccini autogeni. Inoltre, trattasi di patologie condizionate, plurifattoriali, dovute ad associazioni sierotipiche e tossinotipiche sempre diverse legate alla specie ani­male, all’ambiente e all’alimentazione.

Il vantaggio dei vaccini autogeni è che si può ri­correre allo specifico sierotipo e tossinotipo isolato in laboratorio o a formule antigeniche associa­te strettamente coerenti alla forma morbosa diagnosticata dal veterinario curante sulla base di dati anamnestici, clinici e di laboratorio.

Da quanto detto, si evidenzia l’importanza di tali presidi immunizzanti definiti anche “MUMS” (Minor use /Minor species) dagli anglosassoni ed il loro ruolo determinante nell’affrontare e contenere l’antibiotico-resistenza e le patologie condizionate, in crescente diffusione per il tipo di management adottato e soprattutto per lo sviluppo di allevamenti di specie animali di minore importanza per le grandi industrie farmaceutiche multinazionali.

Di seguito sono elencati i vaccini prodotti dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati”:

Vaccini stabulogeni e autovaccini per le malattie dei bovini

Di origine batterica, inattivati:

  • contro le colibacillosi;
  • contro il botulismo;
  • contro le salmonellosi;
  • contro le pasteurellosi;
  • contro la leptospirosi;
  • contro le gangrene gassose;
  • contro le gastroenterossiemie;
  • contro Micoplasmosi.

Di origine virale, inattivati:

Autovaccino per la papillomatosi dei bovini.

Vaccini stabulogeni e autovaccini per le malattie degli equini

Di origine batterica, inattivati:

  • contro la salmonellosi,
  • contro l’adenite equina.

Di origine virale, inattivati:

Autovaccino per la papillomatosi degli equini;

Autovaccino per la sarcoidiosi degli equini.

Vaccini stabulogeni per le malattie del suino

Di origine batterica, inattivati:

  • contro la rinite atrofica;
  • contro la pasteurellosi;
  • contro la colibacillosi;
  • contro la leptospirosi;
  • contro Streptococcosi;
  • contro le gastroenterotossiemie;
  • contro Haemophilus, Pasteurella, Bordetella.

Vaccini stabulogeni   per le malattie degli ovini e dei caprini

Di origine batterica, inattivati:

  • contro la mastite gangrenosa;
  • contro la agalassia contagiosa;
  • contro la gastroenterotossiemia;
  • contro la salmonellosi;
  • contro la pasteurellosi;
  • contro l’aborto ovino da Salmo­nella abortus ovis;
  • contro la mastite streptococcica;
  • contro la pseudotubercolosi;
  • contro le gangrene gassose;
  • contro le micoplasmosi ovine;
  • contro la pedaina contagiosa;
  • contro le colibacillosi.

Vaccini stabulogeni per le malattie aviarie

Di origine batterica, inattivati:

  • contro la pasteurellosi;
  • contro botulismo fagiano

 Vaccini stabulogeni per le malattie dei lagomorfi

Di origine batterica, inattivati:

  • contro la stafilococcosi;
  • contro la pasteurellosi;
  • contro la colibacillosi;
  • contro la gastroenterotossiemia
  • contro le sindromi respiratorie.
  • Di origine virale, inattivati:
  •  sperimentale contro la nuova variante (RHDV2) della malattia emorragica del coniglio 
  • contro la sindrome emorragica della lepre bruna (EBHS).

Vaccini stabulogeni per le malattie dei pesci

contro la lattococcosi salmonidi;

contro la foruncolosi salmonidi;

contro la bocca rossa da Yersinia Ruckeri biotipo II.

Autovaccini per le malattie dei cani

  • contro la stafilococcosi;
  • contro le piodermiti;
  • contro la papillomatosi