4 Aprile 2024

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Indici bioclimatici per la valutazione dello stress da caldo nei ruminanti

a cura di: Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali (DAFNE) – Università della Tuscia

Gli animali omeotermi regolano la propria temperatura corporea attraverso il loro metabolismo. In condizioni di termoneutralità, non utilizzano energia per regolare la temperatura corporea e quindi massimizzano le produzioni zootecniche. La maggior parte degli animali allevati hanno la zona di comfort termico compresa tra 5 e 25°C. Quando la temperatura supera questo range l’animale manifesta una condizione nota come stress da caldo che influenza negativamente le performance, in particolare le produzioni quali-quantitative. Gli animali da latte risentono maggiormente dello stress da caldo rispetto a quelli da carne, in quanto i primi hanno un metabolismo più attivo rispetto ai secondi. Tra i ruminanti non tutti hanno la stessa sensibilità al caldo: il bovino da latte è il più sensibile; pecore e capre in generale sono meno suscettibili rispetto alla bovina da latte anche se presentano notevoli differenze di razza. Ad esempio, un gruppo di ricercatori nel 2007 ha evidenziato un calo della produzione del 15% nella pecora di razza sarda quando la temperatura ambientale superava i 21-24°C e una riduzione del 20% della produzione latte quando il THI passava da 60-65 a 72-75. Mentre la capra, animale diffuso principalmente nelle zone tropicali di Asia e Africa, mostra una maggiore resistenza. Un gruppo di ricercatori, nel 1985, ha riportato un calo della produzione latte, nelle capre Saanen del 3% e del 13% quando esposte a rispettivamente THI di 81 e 89. Infine, la bufala nonostante sia originaria di zone tropicali e sub tropicali del mondo, manifesta una sensibilità al caldo paragonabile a quella del bovino, con un THI limite pari a 75.

La maggior parte degli studi sono stati eseguiti sul bovino da latte, in quanto animale molto produttivo. Risultano carenti gli studi sulle bufale, di cui la maggior parte sono stati eseguiti nei suoi paesi d’origine. Poco sappiamo sullo stress da caldo delle bufale allevate in Italia. Carenti anche gli studi sui piccoli ruminanti da latte.

Per valutare il grado di stress da caldo degli animali, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, sono stati messi a punto una serie di indici bioclimatici, di cui il più conosciuto è il THI (Temperature Humidity Index) o indice temperatura-umidità. Il THI combina la temperatura (T, °C) e l’umidità relativa (RH, %) dell’aria per ottenere un punteggio che indica il grado di stress (solitamente nella bovina deve essere inferiore a 72).

Nel corso degli anni sono stati messi a punto molti altri indici che prendono in considerazione anche altri parametri ambientali e che quindi forniscono un risultato più attendibile. Per scegliere quale tipo di indice utilizzare è necessario conoscerne le principali caratteristiche, che brevemente vengono riportate:

  • Black-globe temperature humidity index (BGHI): prende in considerazione temperatura, umidità, velocità del vento (m/s) e la radiazione solare (W/m2);
  • Equivalent temperature index (ETI): viene utilizzato per animali allevati in stalla e prende in considerazione temperatura, umidità e velocità del vento. Si applica quando la T è compresa tra 16 e 41 °C, RH tra 40 e 90 % e con una velocità del vento tra 0,5 e 6,5 m/s;
  • Effective temperature index (ET): ne esistono due tipi ET1 che prende in considerazione temperature da 4 a 30 °C e velocità del vento da 0 a 2,25 m/s e ET2 che viene utilizzato per valutare l’effetto della radiazione solare sulla capacità termoregolatoria di animali giovani.  Nel calcolo non viene presa in considerazione l’umidità, motivo per cui questi indici non sono adatti per climi umidi;
  • Respiration rate indices (RRI): dal momento che la frequenza respiratoria è correlata con lo stress dell’animale, sono stati messi a punto 3 indici respiratori. RRI1 che prende in considerazione temperatura, umidità relativa, radiazione solare; RRI2 e RRI3 che utilizzano velocità del vento, radiazione solare e la temperatura superficiale dell’animale. RRI1 si può applicare solo con T°C> 25°C;
  • THI modificato: rispetto al semplice THI prende in considerazione anchela radiazione solare e la velocità del vento. Si può utilizzare con una temperatura ambientale compresa tra i 15 e i 40 °C e un’umidità relativa tra il 35 e il 90%;
  • Heat load index (HLI): include temperatura, umidità, radiazione solare e velocità del vento per calcolare un punteggio in maniera analoga al THI;
  • Comprehensive climate index (CCI): può essere utilizzato per valutare lo stress da caldo e da freddo.Mette in correlazione temperatura e umidità dell’aria, velocità del vento e radiazione solare con una risposta fisiologica dell’animale, cioè il comportamento ansimante. La temperatura dell’aria deve essere >5°C;
  • Index of thermal stress for cows (ITSC): è stato sviluppato per animali che vivono in ambienti tropicali.

Quindi, una volta scelto il corretto indice per il monitoraggio dello stress da caldo che meglio si presta alle nostre condizioni, è importante mettere in atto soluzioni per ridurre lo stress. Una risposta immediata viene fornita intervenendo sulle strutture e sull’alimentazione; mentre una risposta a lungo termine si ha migliorando la genetica. Un rapido controllo dell’efficacia degli interventi di mitigazione dello stress da caldo, è possibile mediante l’indice S:W (summer:winter ratio) calcolato rapportando la produzione mensile di latte di luglio-settembre con quella invernale di gennaio-marzo. Il latte viene indicato in kg e normalizzato, cioè corretto per grasso e proteine. Il valore viene interpretato positivamente quando >0,95.

In conclusione, oggi con i cambiamenti climatici che stiamo vivendo e che vivremo nel futuro, risulta sempre più importante prendere coscienza che il caldo induce stress negli animali allevati, che bisogna misurarlo con gli appositi indici e mettere in atto azioni di mitigazione.