8 Novembre 2022

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Benessere e salute nell’allevamento avicolo

Istituto Lazzaro Spallanzani

La frase più dannosa nel nostro linguaggio è: “Si è sempre fatto così”. Con queste parole la pioniera della programmazione informatica statunitense del secolo scorso Grace Murray Hopper ci ricorda quanto le nostre consuetudini radicate siano uno dei maggiori ostacoli al progresso. Volendo applicare questo concetto ad una delle attività allevatoriali d’interesse per il progetto LEO, la carne avicola costituisce una delle principali fonti di consumo di carne nel mondo dopo quella suina. Per dare un’idea di cosa si parla, per il 2018 i dati dell’ERSAF relativi alla produzione mondiale di carni per specie in tonnellate riportano per gli avicoli la cifra di 120 milioni rispetto ai 121 del suino, 72 del bovino e 15 degli ovicaprini. Se pensiamo che, secondo le stime della FAO, fra pochi anni diverrà la carne maggiormente prodotta e consumata al mondo insieme alle uova, grazie alla loro accessibilità economica anche nei paesi a basso reddito, è facile immaginare quanto il settore sia destinato ad impattare sempre di più sull’intero pianeta in termini di sostenibilità. Pertanto, gli operatori del settore avicolo, ma più in generale di tutto il comparto zootecnico, dovranno essere in grado di rinnovare i propri atteggiamenti abbandonando la convinzione che quanto fatto fino ad ora debba essere immutabile. Ma proprio come ci insegna la realtà Italiana, la progressiva industrializzazione che ha caratterizzato gli allevamenti negli ultimi decenni, con un notevole aumento degli animali presenti in aziende sempre più concentrate in zone relativamente ristrette ha determinato il fatto che l’impatto ambientale e igienico sanitario degli insediamenti zootecnici nel territorio circostante sia diventato sempre più significativo tanto da portare il settore a porsi già in modo critico nei confronti di pratiche aziendali ormai obsolete.

Il problema del benessere degli animali allevati con sistema intensivo è un argomento dibattuto in Europa da tempo. In particolare, le principali cause del ridotto benessere nell’allevamento del pollo da carne derivano dall’intenso ritmo di crescita degli ibridi selezionati, causa principale di disordini metabolici e di malattie ossee che riducono drasticamente l’attività motoria dell’animale. A tale proposito, il dibattito tra i Paesi membri dell’Unione Europea ha portato alla stesura di un testo finale di compromesso (2007/43/CE), che stabilisce le norme minime per la protezione dei polli allevati per la produzione di carne. Tale direttiva, recepita a livello nazionale con decreto legislativo 27 settembre 2010 N°181 attualmente vigente, ha spinto gli allevatori ad adottare nuovi sistemi di produzione maggiormente efficienti nel maggior rispetto sia dell’ambiente che degli animali offrendo ai consumatori prodotti zootecnici sempre più sani e sostenibili. A tale proposito, è bene precisare che l’allevamento intensivo, contrariamente a quanto diffuso nell’opinione pubblica, è un sistema di allevamento che, se correttamente gestito, garantisce maggiore efficienza e ottimizzazione delle risorse grazie a produzioni in ambiente controllato con conseguente riduzione dei rischi sanitari e dell’uso dei farmaci, soprattutto antibiotici, così importante per i rischi legati al fenomeno dell’antibiotico resistenza. Premettendo che i farmaci veterinari rientrano a pieno titolo tra gli strumenti a supporto del benessere animale, il loro utilizzo dev’essere però complementare alla corretta gestione dell’allevamento che comprende l’altrettanto adeguata implementazione dei programmi di immunizzazione che permettono di mantenere un buono stato di salute dell’animale minimizzando l’insorgenza di malattie. Proprio a tale scopo, nel 2015 la commissione Europea ha pubblicato le linee guida sull’uso prudente degli antimicrobici in medicina veterinaria già, peraltro, vietati dal 2006 negli allevamenti per scopi non terapeutici.

Come risultato di questi interventi, per concludere con una buona notizia, tra i dati che è sempre piacevole riportare uno in particolare è quello relativo alla drastica riduzione pari all’89% dell’uso di antibiotici nel settore avicolo registrata dal 2011 al 2020 a conferma che quanto detto da Grace Murray Hopper rappresenta un punto di vista già condiviso dagli allevatori Italiani sempre pronti a rinnovarsi in qualsiasi situazione. Pertanto, dal momento che il benessere degli animali allevati passa anche dall’uso responsabile dei farmaci non possiamo che concludere con un’altra importante citazione di M. K. “Mahatma” Gandhi (1869-1948): ”La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”.