a cura di: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”
La “Brucellosis 2022 International Research Conference”, organizzata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo su mandato dell’International Brucellosis Society, ha riunito esperti internazionali nel campo della brucellosi, rappresentando un momento fondamentale per la condivisione di conoscenze, esperienze e prospettive future su questa ancora importante malattia.
Infatti, oltre 170 anni dopo che la malattia fu descritta per la prima volta a Malta, la brucellosi rappresenta tuttora un problema per molti Paesi, sia dal punto di vista della salute umana che di quella animale, con importanti ripercussioni sulle produzioni zootecniche in diverse aree del pianeta.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (WOAH), basati sui 182 Paesi che ne sono membri, Brucella abortus è attualmente ancora presente in 87 Paesi, B. melitensis in 67 e B. suis in 28. In particolare alcune aree di Africa, Asia, Medio Oriente e paesi del Mediterraneo restano ancora endemiche e con un alto tasso di infezione.
La valutazione della situazione mondiale, l’emergere di nuovi ceppi e le strategie di contenimento ed eradicazione della malattia sono stati i principali argomenti al centro dei quattro giorni di congresso, durante i quali oltre 270 esperti, scienziati e ricercatori hanno discusso e condiviso insieme agli stakeholder conoscenze e opinioni sui fattori che influenzano l’emergenza e la diffusione delle varie specie di Brucella. L’approccio “One Health” ha caratterizzato la discussione, con una collaborazione dinamica e complementare tra tutte le parti coinvolte: dalla salute degli animali alla salute umana, dagli allevatori all’industria alimentare fino agli enti regolatori.
Il genere Brucella rappresenta un problema ancora attuale anche nel campo della ricerca avanzata. Negli ultimi 20 anni sono stati scoperti nuovi ceppi a diffusione ambientale. Questi si aggiungono alle tre specie di Brucella più comunemente isolate, diffuse in tutto il mondo nel corso dei secoli attraverso le movimentazioni animali: Brucella melitensis, B. abortus e alcune biovar di B. suis. Questi rappresentano anche le cause più comuni di brucellosi umana, principalmente perché sono le specie a cui gli esseri umani sono più esposti.
Tuttavia, il genere Brucella è molto più ampio di queste tre specie e, negli ultimi 25 anni, è rapidamente passato da 6 a 12 specie riconosciute, con diverse altre varianti ancora non ufficialmente assegnate. Le nuove varianti sono state isolate da esseri umani, mammiferi diversi e, più recentemente, pesci, anfibi e rettili. Ceppi presenti da tempo nell’ambiente, ma che solo ora, grazie a tecniche microbiologiche più avanzate, sono sotto la lente dei ricercatori impegnati a trovarli, identificarli, e caratterizzarli, valutando l’eventuale pericolosità di organismi che magari non sono ancora entrati in contatto con gli esseri umani.
Un altro aspetto cruciale emerso nel corso della conferenza è quello delle nuove sfide emergenti, costituite in parte dal riscaldamento globale, che sembra ridistribuire la presenza di ospiti recettivi, ma anche dalla “intensificazione” dell’allevamento animale, con progressivo incremento delle grandi mandrie e fattorie, situazioni che creano condizioni epidemiologiche particolarmente difficili per la lotta a questa malattia. Senza trascurare le interazioni con la fauna selvatica, dove le misure di controllo risultano più difficili rispetto agli animali di allevamento.
Naturalmente, poi, quella dei vaccini animali rappresenta una sfida forse ancora più complessa, articolata su due piani: scientifico e socioeconomico. Mentre la ricerca sta avanzando verso la creazione di nuovi vaccini, questo sforzo potrebbe essere insufficiente se i programmi vaccinali non riusciranno a raggiungere e coinvolgere tutte le parti interessate, dal piccolo allevatore di animali alle più alte istituzioni, passando per la consapevolezza di tutti i cittadini.
Anche i molteplici aspetti legati all’infezione umana sono stati protagonisti di Brucellosis 2022. Nel mondo, l’incidenza della malattia nell’uomo è ancora elevata, mentre la ricerca risulta difficile da finanziare, a causa delle grandi sfide logistiche cui incorre. È un aspetto critico, considerando che, sebbene sia stata eradicata con successo negli animali in alcuni Paesi, la brucellosi umana sta sempre più mostrandosi in tutto l’est ed il sud-est asiatico, mentre è riemersa nelle zone di conflitto nel Nord e nell’Est dell’Africa. Inoltre, sia in Europa occidentale che in Nord America (ma recentemente anche nel resto d’Europa) la crescente diffusione delle infezioni canine causate da Brucella canis rappresenta un pericolo ancora da definire in termini di impatto per la salute umana. Dal congresso di Giulianova è quindi venuto un forte richiamo a considerare formalmente la brucellosi umana come una malattia ancora trascurata.
Uno sguardo d’insieme ai risultati della conferenza, alle relazioni e ai poster presentati, restituisce l’immagine di uno sforzo globale nella lotta alla Brucellosi che dovrà sempre più essere improntato al concetto di One Health. La consapevolezza delle modalità di controllo ed eradicazione della malattia, la sensibilizzazione e il coinvolgimento degli stakeholder, la fiducia degli allevatori, sono tutti problemi ancora irrisolti in molte aree del pianeta dove la malattia è endemica, e dove le debolezze infrastrutturali, spesso accentuate da geografia, clima o situazioni di conflitto, richiedono approcci fortemente personalizzati. Il tutto, costruendo capacità realistiche, creando laboratori di riferimento in aree critiche e attuando progressivamente misure adatte alla specifica zona, che non siano direttamente e acriticamente trasferite dai cosiddetti “Paesi avanzati”.