La malattia nodulare branchiale (Nodular Gill Disease – NGD) causata da amebe è una patologia emergente che colpisce le branchie dei salmonidi sia di acqua salata che dolce. In particolare, fra questi ultimi, la trota iridea (Oncorhynchus mykiss) ed il salmerino alpino (Salvelinus alpinus). Fra le malattie di questo tipo più diffuse spiccano Acanthamoeba spp., Hartmannella spp., Protacanthamoeba spp. e Vannella spp. La malattia può causare episodi di mortalità nei soggetti all’ingrasso, con perdite che possono raggiungere anche il 60% della partita iniziale (Dikova et al., 2010). I dati di prevalenza riguardano soprattutto i salmoni d’allevamento (Salmo salar), con valori fino al 97%, soprattutto nel periodo invernale (Clark & Novak, 1999).
Sebbene descritta in tutto il mondo, specialmente laddove sussistano allevamenti di salmonidi, in Italia è una problematica segnalata relativamente di recente, soprattutto in allevamenti del nord e del centro. In particolare, la patologia è stata descritta per la prima volta in provincia di Trento, nel 2014; a seguire, episodi analoghi sono stati descritti in Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Marche, sempre caratterizzati da quadri di elevata mortalità in allevamenti intensivi di trota iridea (Quaglio et al., 2016; Perolo et al., 2019).
I pesci colpiti da tale patologia mostrano letargia, anoressia, nuoto superficiale e segni di difficoltà respiratoria (opercoli dilatati) associati a mortalità. Da un punto di vista macroscopico, il rilievo maggiormente evidente è un’iperproduzione di muco branchiale, che si presenta pallido e con chiazze biancastre (Foto 1).
All’osservazione microscopica a fresco di frammenti branchiali è possibile osservare proliferazione dell’epitelio e, nei casi più gravi, fusione delle lamelle (Foto 2); è inoltre possibile rinvenire esemplari di amebe lungo la superficie branchiale (Foto 3).
Dal punto di vista diagnostico, oltre all’esame macro- e microscopico delle branchie, un valido ausilio lo forniscono anche l’esame istologico delle medesime, nonché la PCR. Dal punto di vista gestionale, molto importanti risultano alcune azioni mirate a prevenire l’ingresso delle amebe in allevamento, nell’ottica del rispetto delle cosiddette buone pratiche di allevamento: in particolare, attenzione alla qualità dell’acqua e alla frequenza dei ricambi, alla rimozione dello sporco dalle pareti e dal fondo delle vasche, al rispetto del periodo di tutto pieno/tutto vuoto, alla disinfezione delle strutture e delle attrezzature (ad es. con perossido d’idrogeno in concentrazione da 100 ad 800 µg/ml – Jensen et al., 2020).