27 Giugno 2023

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L’allevamento del cavallo Monterufolino, un inno alla multifunzionalità

a cura di: Associazione Italiana Allevatori

Quello dei pony italiani è un segmento molto particolare nel panorama dell’allevamento equino nazionale. Tra questi, un posto di rilievo, per le sue caratteristiche di multifunzionalità e biodiversità lo riveste il cavallo di Monterufoli, o Monterufolino, che trae il suo nome da una circoscritta zona collinare della Toscana. La descrizione fatta da uno dei “cultori” di questo pony, Michele Della Pace, inquadra molto efficacemente la razza ed il suo profondo legame con il territorio d’origine.

“In Toscana, al centro delle colline metallifere in una vasta area naturale, si trova la più estesa riserva di questa regione: la riserva naturale Monterufoli–Caselli. Tra terreni prevalentemente rocciosi dove le condizioni climatiche presentano inverni molto freddi e piovosi, con forti raffiche di vento ed estati molto calde, nascosta e protetta dalla tipica macchia mediterranea viveva e veniva allevata da tempo immemorabile una razza equina autoctona che prende il nome dalla tenuta stessa: il cavallino di Monterufoli.

Questo cavallo, secondo alcuni studi, deriverebbe da una razza selvatica estinta che prendeva il nome di ‘Razza di Selvena’. Nel 1913, con l’acquisto da parte dei Conti della Gherardesca della Tenuta di Monterufoli, ha inizio la storia del cavallino di Monterufoli. La selezione e il miglioramento della razza è avvenuto grazie all’opera degli stessi Conti della Gherardesca, i quali allo stato brado nella tenuta trovarono molti esemplari di questi piccoli cavalli morelli ed iniziarono così ad incrociare delle giumente autoctone con riproduttori Maremmani, Tolfetani ed Orientali al fine di migliorarne le caratteristiche fisiche e caratteriali.

Questi cavallini, tradizionalmente destinati agli attacchi, al basto ed alla sella, aiutavano i boscaioli a smacchiare le selve attraverso gli stretti sentieri ed erano utilizzati da molte famiglie per il calesse e per i piccoli lavori nelle campagne. Questa razza, successivamente, si diffuse in gran parte del territorio toscano, in quasi tutti i poderi della zona si potevano trovare uno o più soggetti Monterufolini.

Il cavallino di Monterufoli è considerato pony italiano a tutti gli effetti. La sua altezza al garrese va da 135 a 145 centimetri. Si distingue per il suo mantello morello e la criniera lunga e folta, lo standard della razza ammette balzane o tracce di esse solo nelle femmine. Piccole stelle o pochi peli in fronte sono presenti sia nei maschi che nelle femmine, mentre le barbette sono presenti nella totalità delle femmine e nell’83,3% dei maschi.

Lo smembramento della tenuta, avvenuto nel 1956 e l’avvento della meccanizzazione con la consecutiva trasformazione del paesaggio e delle attività agricole, hanno minacciato fortemente questa razza fino a ridurla a pochissimi esemplari rischiandone l’estinzione”.

Ma – e questo deve far fortemente riflettere quando si parla di conservazione del nostro prezioso scrigno di biodiversità di interesse zootecnico – per ammissione dei suoi stessi estimatori, il cavallino di Monterufoli, verso la metà degli ’80, beneficia di circostanze fortunate e viene favorito dall’intervento di alcuni enti pubblici. È infatti di quel periodo l’attivazione del Registro Anagrafico da parte del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, assegnato all’Associazione Italiana Allevatori.

Ha così inizio un’operazione di recupero e conservazione, grazie anche ad alcuni allevatori appassionati. Il lavoro di recupero ha previsto un attento lavoro di salvaguardia. Negli anni successivi, questo lavoro da parte dell’Associazione Italiana Allevatori e dell’Associazione Regionale Allevatori della Toscana (Arat) ha subìto una accelerazione, tramite il censimento e la registrazione dei capi esistenti.

Nel 2011, ci fu un altro intervento di un ente pubblico: il Comune di Pomarance (Pisa) adottò l’ultimo gruppo di fattrici che vivevano brade nella foresta di Monterufoli, affidandole all’Associazione del cavallino di Monterufoli per fare in modo che l’ultimo ceppo continuasse a vivere allo stato semibrado nella sua terra di origine.

Un contributo decisivo, quello di questa Associazione, che ha lavorato incessantemente dal 2008 per salvaguardare ed incrementare questa razza, allevandola e pubblicizzandola in occasione di fiere – anche di importante caratura nazionale, come Fieracavalli Verona – manifestazioni, gare ed eventi, per fare in modo di avere un numero sempre crescente di soggetti da poter utilizzare presso scuole e centri ippici.

L’Associazione del Cavallino di Monterufoli, in collaborazione con l’Arat, ha promosso rassegne morfologiche nelle quali sono stati approvati nuovi stalloni che sono stati indirizzati, tramite piani di accoppiamenti mirati, nei nuovi allevamenti creati negli ultimi anni. Ciò ha permesso di mantenere la biodiversità di questa razza e nello stesso tempo di diminuire la consanguineità mantenendo anche le caratteristiche morfologiche e caratteriali di questi animali.

Considerate queste caratteristiche, arrivando ai giorni d’oggi il valore aggiunto del pony di Monterufoli ha potuto espletarsi nel suo impiego in varie attività sociali, tra le quali inserimenti in piani socio-terapeutici rivolti alla gestione e accudimento del cavallo. Non solo simbolo di biodiversità, quindi, ma anche “sostegno di cura” attivo in sedute di TAA (terapie assistite con animali).

Essendo pony estremamente docili e mansueti, i Monterufolini si prestano ad attività di ippoterapia nelle varie fasi, dalla semplice pulizia del cavallo fino all’attività pre-sportiva e agonistica per persone con diverse disabilità. In quest’ambito, sono state finora innumerevoli le partecipazioni di questo cavallino nelle discipline equestri sia in ambito regionale che nazionale, con l’ottenimento di buoni risultati nel dressage, endurance, attacchi e salto ostacoli.

Questi sono i punti di forza che possono dare un senso nel continuare ad allevare questa razza, ipotizzando sempre più sbocchi commerciali come pony italiano al pari di altre razze. Occorrerà proseguire nel lavoro di miglioramento e incremento, che finora ha consentito di passare dai 59 soggetti censiti nel 1990 all’attuale consistenza di 350 capi.

Si tratta di numeri limitati, ma indicano la strada da perseguire per imporre il valore della biodiversità e multifunzionalità di questi cavallini che si esprimono anche in una particolare attitudine per il tiro leggero e come pony da sella, grazie al carattere fiero ma docile, alle belle andature, al piede sicuro. Oltre ad essere un ottimo compagno nelle attività sportive, il Monterufolino può rappresentare un buon “ambasciatore” dell’equitazione di campagna ed un’alternativa dai costi più contenuti per far avvicinare anche i più giovani alle attività ippiche.