4 Novembre 2021

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Quali informazioni e dati si raccolgono con LEO

IZSUM

La salute degli animali è uno degli aspetti più importanti da valutare nell’ambito del settore zootecnico. Dallo stato di salute degli animali dipende infatti il loro benessere, la qualità e la quantità delle produzioni, in sintesi l’economia del settore.

Le specie animali possono essere oggetto di patologie diverse. Alcune delle quali, se di origine infettiva, sono trasmissibili all’uomo ed hanno quindi una notevole ricaduta sulla salute pubblica, come ci ha dimostrato la recente pandemia da Covid19.

Questo è vero soprattutto quando gli animali vengono costretti a vivere in ambienti estranei alla loro condizione naturale. La promiscuità esasperata tra specie animali, la stretta condivisione degli spazi con l’uomo, gli habitat inadeguati e popolosi, come i mercati asiatici, hanno costituito infatti la probabile genesi della pandemia.

Anche le nostre specie allevate, nonostante le migliaia di anni di domesticazione, possono risentire delle condizioni di allevamento, se tali condizioni ignorano le loro esigenze naturali e fisiologiche. Il concetto da cui non si dovrebbe mai prescindere è quello di dover adeguare la gestione degli allevamenti alle necessità comportamentali e attitudinali che gli animali hanno. Non il contrario, come spesso accade.

Per tale ragione, uno degli obiettivi del Progetto LEO è quello di fornire dati relativi a tutti gli aspetti che condizionano il corretto allevamento delle specie animali così da promuovere il mantenimento del patrimonio zootecnico nazionale e favorire la conservazione della biodiversità.

Questi aspetti riguardano sfere diverse che vanno dall’anagrafica aziendale a quella del singolo animale, dai parametri ambientali a quelli climatici, ma anche morfologici, produttivi, genealogici e sanitari. L’opportunità fornita da LEO è quella di attingere, per questi dati, alle principali “banche dati” di ciascun settore di competenza facendoli confluire ed integrare in un unico sistema che alimenti e caratterizzi l’Open Data.

L’integrazione di questi dati fornisce un quadro d’insieme che, se utilizzato in modo appropriato dalle figure professionali interessate (veterinario ASL, veterinario aziendale, consulente zootecnico, allevatore), permette di disporre di informazioni che possono migliorare la gestione del singolo allevamento, potenziandone l’efficienza produttiva e riproduttiva, e può chiarire il quadro epidemiologico di un territorio con ricadute utili per il settore veterinario o di sanità umana (es. dati climatici, presenza o meno di insetti vettori).

Non solo, integrare questi dati può offrire garanzie al consumatore sulla qualità dei prodotti all’interno di uno specifico mercato di territorio, ma anche aiutare nella valutazione dell’impatto ambientale condizionato, o meno, dalle diverse tecniche di allevamento. Infine, può indurre lo sviluppo di input produttivi o commerciali. Ad un livello ancora più alto, questo patrimonio informativo è fondamentale per la costruzione di processi di policy-making caratterizzati, nell’era attuale, da un alto tasso di innovazione e quindi di conoscenza.

A questo scopo, nell’ambito del Progetto LEO, l’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche (IZSUM) e l’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise (IZSAM) contribuiscono ogni anno ad identificare i dati sanitari più rappresentativi perché di grande rilevanza per gli allevamenti italiani (patologie, malattie infettive, aspetti relativi al benessere). Questi dati, uniformati dai protocolli di validazione e “caricati” dai sistemi informativi del settore sanitario, originano dal pieno campo, dall’allevamento, dalla stalla. 

Come esempio, parliamo della BVD. È una malattia virale del bovino che impatta moltissimo, a livello economico, sia negli allevamenti da latte che in quelli da carne. Per un allevatore, sapere se nel suo allevamento ci sono animali affetti da BVD, richiede l’applicazione di un corretto protocollo diagnostico. Questo prevede, in un primo momento, la verifica della circolazione del virus all’interno dell’allevamento e, successivamente, in caso di esito positivo, la ricerca del soggetto immunotollerante, cioè di quell’animale, apparentemente sano, che in realtà è infetto ed elimina virus all’esterno.

Il protocollo diagnostico validato per BVD si sviluppa pertanto in più step successivi per i quali sono stati identificati appropriati parametri o indicatori:

•           Il tipo di animali da sottoporre a controllo

•           Il n° di capi da sottoporre a controllo

•           Il tipo di accertamento analitico (sierologico, isolamento, PCR, Elisa Antigene, etc..)

•           La matrice da prelevare

•           Le modalità del prelievo

•           La tempistica e la conservazione del campione per l’invio in laboratorio

L’uniformità di impostazione diagnostica si esprime, alla fine, in una uniformità di dati analitici che popolano i sistemi informativi sanitari i quali, a loro volta integrati a quelli anagrafici, zootecnici, ambientali, produttivi, genealogici, etc., forniscono un’informazione completa e complessa che collabora alla realizzazione della piattaforma avanzata e rende disponibili in modalità Open Data i dati raccolti in pieno campo.

Tra i parametri sanitari scelti fino ad oggi, oltre la BVD, sono stati considerati:

– La Rinotracheite Infettiva Bovina (IBR)

– Le Lentivirosi dei piccoli Ruminanti (Visna Maedi – Caev)

– La diarrea Neonatale del Vitello

– Gli Agenti Abortigeni del Bovino

– Le Mastiti dei piccoli Ruminanti

Ciascuna di queste patologie è stata considerata un parametro sanitario su cui lavorare; per ciascuna di esse IZSUM e IZSAM hanno identificato protocolli operativi diagnostici provvedendo alla loro validazione e fornendo così l’altro valore aggiunto del Progetto LEO: dotare il settore della sanità veterinaria di iter diagnostici comuni, almeno per le malattie infettive più importanti delle specie allevate.

Le attività di formazione e di divulgazione capillare successive, previste dal progetto, permettono e permetteranno una sempre più ampia condivisione dei parametri sanitari validati garantendo, alla lunga, l’omogeneità dei dati forniti, indipendentemente dall’Istituto coinvolto.