10 Aprile 2022

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Satelliti e sensori: verso una gestione smart del pascolo

AIA

La seconda relazione al convegno “Certificazioni, digitalizzazione e prevenzione sanitaria a supporto della zootecnia estensiva”, organizzato dall’Associazione Italiana Allevatori (A.I.A.) nell’ambito della 53esima edizione di “Agriumbria”, è stata esposta da Marco Milanesi, ricercatore del Dipartimento per la Innovazione nei Sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (DIBAF) dell’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo). Il lavoro è stato realizzato con il contributo del professor Giovanni Chillemi e della ricercatrice dello stesso Dipartimento, Gaia Vaglio Laurin, ed ha trattato il tema “Satelliti e sensori per una gestione smart del pascolo”.

Anche in questo caso, come per l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Marche e dell’Umbria (IZSUM), essendo l’Università degli Studi della Tuscia (UNITUS) uno dei partner del Progetto LEO, di cui è capofila A.I.A., l’obiettivo dell’avanzamento nella digitalizzazione dei dati afferenti la zootecnia italiana è un traguardo comune, al quale si sta arrivando anche grazie al contributo di più nuclei di ricercatori e di progetti convergenti.

In quest’ottica, come ha rimarcato il dottor Milanesi aprendo il suo intervento, è importante la ricerca che conduca ad ottenere uno “smart-pascolo”, ovvero una sua gestione ottimale che parta da una maggior conoscenza dello stato di salute della vegetazione, della disponibilità di pascolo e della quantità di biomassa prodotta, nonché della qualità stessa del pascolo (cioè la presenza di nutrienti, essenze, ecc.). La gestione del pascolo, quindi, può esser compiuta sia in modo tradizionale, sia in modo innovativo facendo ricorso alle tecnologie esistenti.

Tra quelle principali, spicca il telerilevamento (in sigla RS, Remote Sensing), che consiste sostanzialmente nell’uso di sensori per monitorare le risorse naturali sul campo “da remoto”. Con questa tecnologia è possibile ricavare informazioni, con finalità diagnostico-investigative, sull’ambiente di pascolo, attività che consente migliori possibilità di controllo e gestione delle risorse naturali.

Queste tecnologie, è stato sottolineato, sono in innovazione continua e stanno avendo un impiego sempre più diffuso. Ad esempio, i sensori ora più utilizzati sono satelliti, aerei, droni, altri strumenti portatili o sensori fissi a terra. Dopo averne illustrato le tipologie ed il funzionamento, e le informazioni ottenibili, il relatore si è soffermato sul monitoraggio dello stato di salute e della cosiddetta pressione di pascolo. Una misurazione che tiene presente, ad esempio, con l’aiuto di immagini satellitari, gli indici di vegetazione (crescita stagionale, salute della vegetazione) e la valutazione della pressione di pascolo (condizioni meteo, gestione dei pascoli in rapporto al numero di animali e del tempo da questi passato al pascolo).

Come è facile intuire, il tema è di grande attualità ed importanza in relazione al processo di cambiamenti climatici in atto e, ad esempio, alle criticità che possono insorgere in presenza di scarsità idrica o di pesanti fluttuazioni di mercato in rapporto a fattori che mettono in crisi l’approvvigionamento di foraggi e mangimi (come può essere la presenza di un conflitto su vasta scala che coinvolga alcuni Paesi strategici in quanto a fornitura di materie prime alimentari).

In conclusione, il relatore ha approfondito i contenuti del progetto Highlander, del progetto Scala-Medi e del progetto Sebastien, il primo sugli effetti sui pascoli dovuti al cambiamento climatico in atto, gli impatti sulla quantità di pascolo disponibile e sulle produzioni e qualità dei foraggi, il secondo sulla applicazione di sensori in animali allo stato brado in Paesi dell’area mediterranea maghrebina, ed il terzo mirato ad unire applicazioni per la gestione del pascolo e sensori animali in tutta Italia.

Obiettivi in linea con quelli generali di sostenibilità economico-ambientale-sociale e di maggior benessere animale cui tende il sistema di attività zootecnica nel nostro Paese.