29 Maggio 2023

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Cenni storici sulla tutela della biodiversità

a cura di: ConSDABI

La tutela della biodiversità (animale, fungina, microbica e vegetale) è indilazionabile, ma ha origini molto antiche. Infatti, già Artaserse I, nel 450 a.C., normò l’utilizzazione delle foreste di cedro del Libano, imponendo tutta una serie di limitazioni nel taglio di questa specie. Anche Carlo Magno impose per legge agli agricoltori l’obbligo di coltivare 90 specie di piante in via di estinzione per evitarne la scomparsa.

Oggi, la necessità di fronteggiare l’erosione genetica è ormai unanimemente riconosciuta. La conservazione della biodiversità deve essere considerata un imperativo etico perché la biodiversità rappresenta non solo un bene da difendere e da trasmettere alle generazioni future per il miglioramento della qualità della vita, ma anche un bene in sé stesso che ha il diritto alla propria esistenza.

Il rispetto della biodiversità è orientato verso la specie nella sua globalità, ma da non trascurare è l’intervento sull’individuo (diversità intraspecifica), sul singolo. La specie può essere considerata un’astrazione in quanto essa non soffre, mentre ‘il singolo soffre e muore facendo morire con sé la specie e la sua diversità genetica’. Il singolo possiede diritti fondamentalmente forti, comprendenti non solo il diritto alla vita, ma anche quello alla conservazione dell’integrità genetica, in quanto qualsiasi riduzione della variabilità genetica si rivela una pericolosa perdita per il tutto.

L’Italia, che risulta essere uno dei territori più ricchi di unità tassonomiche e di gruppi etnici d’Europa, ha accolto tra i primi paesi l’appello della FAO che, già agli inizi degli anni ’60 (incontro sull’esplorazione delle risorse vegetali, 1961), ha richiamato l’attenzione sull’importanza della conservazione delle risorse genetiche, specialmente vegetali.

Sia il mondo scientifico italiano che, successivamente, il governo nazionale, hanno recepito pienamente questo appello mettendo a punto, per la parte animale, un Progetto Finalizzato (PF) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) dal titolo “Difesa delle risorse genetiche delle popolazioni animali”. Questo PF, attivato nel 1976, ha avuto una durata di 5 anni e ha portato alla istituzione di un organo specifico del CNR, l’Istituto per la Difesa e la Valorizzazione del Germoplasma Animale (IDVGA) di Milano, attualmente Istituto di Biologia e di Biotecnologia Agraria (IBBA).

A partire dal 1983, sempre nell’ambito del CNR, è stato costituito un Gruppo di ricerca per il monitoraggio, la difesa e la valorizzazione della risorsa genetica animale nazionale. Contemporaneamente, su indicazione dell’allora Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste (MAF), è stato istituito il Registro anagrafico delle popolazioni bovine italiane; nel 1990 quello delle popolazioni equine; nel 1997 quello delle popolazioni ovi-caprine e, infine, nel 2001 quello delle popolazioni suine.

Il governo italiano, con DDLL n. 752 del 8.11.1986 e n. 201 del 10.7.1991, ha legiferato sulla salvaguardia economica e biogenetica delle razze a limitata diffusione, anticipando la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) definita in Rio de Janeiro nel luglio 1992, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite su ‘Ambiente e Sviluppo’ (UNCED). La definizione delle prime vere e proprie politiche di tutela agro-ambientale indirizzate verso le attività produttive è relativamente recente (regolamenti CEE n. 2078/1992, 1750/1999, 672/2001).

In virtù della notevole ricchezza di germoplasma animale nazionale, l’allora Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste [MAF, oggi Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF)], nell’ambito dei predetti provvedimenti legislativi, ha istituito, con il supporto dell’Associazione Italiana Allevatori (AIA) e del Comune di Circello (BN), nel 1990, il Centro nazionale per la salvaguardia del germoplasma degli animali in via di estinzione (CeSGAVE). Questo Centro, nel 1992, è stato inglobato nel Consorzio per la Sperimentazione, Divulgazione e Applicazione di Biotecniche Innovative (ConSDABI). Nel 1994, il governo italiano ha accreditato presso la FAO il ConSDABI come National Focal Point (NFP) nell’ambito del Programma Globale per la Gestione delle Risorse Genetiche Animali (Global Strategy for the Management of Farm Animal Genetic Resources).

Un NFP è da considerare come il livello base nella struttura organizzativa del Programma Globale FAO per la Gestione delle Risorse Genetiche Animali al fine di assistere e di organizzare i programmi per la gestione delle risorse genetiche (a livello locale, regionale e nazionale) e di coordinare i bisogni e le attività delle iniziative, incluse le politiche di sviluppo, la divulgazione e la ricerca.