a cura di: Associazione Italiana Allevatori
La pecora Quadricorna fa parte di quelle razze rappresentanti i bioterritori soprattutto laziali, campani e molisani, nonché delle loro interazioni con la “cultura dei tratturi” e con l’antica pratica della transumanza.
A sottolineare il legame con la transumanza e Pecora Quadricorna c’è uno studio condotto sulla pecora da “Lazio Europa”, ricerca finanziata nell’ambito del Psr Lazio 2014-2020 (Misura 10, Sottomisura 10.2, Operazione 10.2.1 Fears-Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) che distingue tra “Piccola Transumanza” e “Grande Transumanza”.
Azzardando una seppur lontana similitudine con il mondo della produzione enologica, così come il “microclima” può influenzare le caratteristiche di un dato vino (o vitigno), si potrebbe pensare che la conformazione geografica di un determinato territorio possa favorire lo sviluppo di diverse pratiche agropastorali: il rinvenimento di ovini policeri (cioè con più corna) nella provincia di Frosinone (basso Lazio) viene associato alla pratica della “Piccola Transumanza”, detta anche transumanza verticale, in qualche modo legata alla vicinanza tra pascoli estivi e pascoli invernali, fattore che ovviamente escluderebbe lunghi spostamenti delle greggi.
La transumanza verticale presuppone anche greggi di media e piccola consistenza, con convivenza di un’importante presenza tra il patrimonio ovino e quello caprino. Questo spiegherebbe altresì la deriva genetica delle popolazioni allevate in queste zone, dove tutt’ora si pratica questa forma di transumanza. Nello studio prodotto dalla Regione Lazio-Arsial si specifica anche che nell’areale di diffusione della Pecora Quadricorna i pastori hanno storicamente allevato gruppi di capre e il rapporto capre/pecore è sempre stato più alto rispetto ad altre aree della regione. È interessante notare come negli stessi ambienti pastorali del basso Lazio, anche in tempi recenti, è stata favorita l’introduzione di razze a prevalente attitudine latte. La Quadricorna, invece, è da considerarsi a specifica attitudine da carne. Quindi, appurato che nello stesso territorio di diffusione della Pecora Quadricorna erano presenti ancora agli inizi degli anni ’80 razze quali la Appenninica e la Massese (quest’ultima dotata di corna anche nei soggetti femminili), lo studio ipotizza che nel tempo si siano create connessioni genetiche tra queste razze e le popolazioni locali.
Spicca la differenza con la pastorizia di altre aree della stessa regione, in particolare con l’Agro Romano, in cui viene praticata la “Grande Transumanza”, altrimenti detta transumanza orizzontale, che avrebbe favorito per un certo periodo razze quali la Sopravissana. La riduzione della pratica transumante è andata poi a vantaggio di allevamenti cosiddetti stanziali (e ciò spiegherebbe anche la diffusione della razza Sarda, al di là della maggior capacità produttiva di latte necessaria alla realizzazione di grandi formaggi Dop come il Pecorino Romano).
Sulla “civiltà dei tratturi” sono state prodotte molte pagine che confermano che alcune razze ovine abbiano decise interconnessioni con i territori dell’Italia centrale e meridionale limitrofe ai Tratturi. Attorno al Regio Tratturo L’Aquila-Foggia, detto anche Tratturo Magno, che si snodava dagli allora “Abruzzi” alle “Puglie”, dominio delle Appenniniche e delle Sopravissane, in Molise, Lazio e Campania, ma anche in Puglia e Basilicata (con la razza Gentile di Puglia, oggetto di attuali progetti di rivalutazione anche per la triplice attitudine latte-carne e lana) si trovano tipi genetici quali la Quadricorna, frutto di incroci successivi, ma anche la Turchessa (provincia di Avellino), la Quadrella (pochissimi capi, sempre nell’avellinese) per non parlare della Laticauda, della Bagnolese e di molte altre razze ovine e caprine valorizzate anche nel Progetto Leo.
Nel caso specifico della Quadricorna, studi genetici recenti ne avevano evidenziato la vicinanza a popolazioni di origine mediterranea sud-orientale: di queste, conserva ancora tratti primitivi (policerismo e tipologia del mantello) proprio delle razze riconducibili alla prima ondata migratoria dalla Siria e dal Medio Oriente. Gli ovini policeri storicamente si distribuirono ampiamente nel continente europeo. Una espansione favorita dai vantaggi possibili nelle strategie antipredatorie derivanti dai due caratteri sopracitati. Probabilmente, l’introduzione della Quadricorna nella penisola italica è la conseguenza dell’aumento dei commerci marittimo sviluppatisi durante la transizione dal periodo ellenistico a quello romano. Attualmente, i soli allevamenti con presenza di capi di Quadricorna sono localizzati in provincia di Frosinone.
Ancora più ridotte le informazioni sulla Pecora Quadrella, in passato diffusa nelle aree collinari della Campania e del Molise, che pare derivi da un ovino indigeno migliorato mediante l’incrocio con la Gentile di Puglia. Il miglioramento, come avveniva anche per altre razze ovine e caprine del Sud Italia (si pensi ad esempio a alcune capre tuttora presenti in Calabria, di cui esistono testimonianze documentali scritte di incroci con caprini siriani “per migliorar lo pelo”) aveva ripercussioni benefiche solo su qualità e quantità di lana prodotta ed era agevolato dalla vicinanza al Regio Tratturo utilizzato per la transumanza della Gentile di Puglia. Presente in greggi molto ridotti, nelle piccole e medie aziende solitamente situate nelle aree collinari e montane della Campania e del Molise, la Quadrella è un animale molto rustico, che si adattava molto bene ai pascoli poveri ed ai terreni argillosi dei suddetti bioterritori.
Molte delle sopracitate razze, sono oggi oggetto di interesse grazie al lavoro dell’Assessorato regionale all’Agricoltura campano e dell’Associazione Allevatori Campania e Molise. La collaborazione tra Amministrazioni locali, Associazioni Allevatori, Università ed il coinvolgimento degli stessi allevatori è fondamentale per la valorizzazione della ricca biodiversità ovina del Sud Italia.