a cura di: Associazione Italiana Allevatori
Di recente tornata alla ribalta delle cronache televisive, in particolare sulla tv pubblica (Rai 2, TG Italia Europa di giovedì 22 febbraio 2024) all’allevamento della bovina Cabannina hanno dato voce ad uno degli storici allevatori della razza, Ugo Campodonico e a Simona Cesari, impegnata a far vedere come si caseifica il loro latte, ed al direttore dell’Associazione Regionale Allevatori del Piemonte e della Liguria, Tiziano Valperga. È stato efficacemente spiegato come la razza costituisca un significativo esempio di presidio delle aree interne della Liguria, in particolare dell’Alta Valle d’Aveto, e come la conservazione del seme bovino – mantenendo in purezza il materiale seminale dei tori riproduttori – abbia aiutato a scongiurarne l’estinzione. Una razza recuperata, quindi, simbolo della nostra ricca biodiversità di interesse zootecnico. Autoctone del territorio ligure, le Cabannine sono un vanto ed un orgoglio non solo degli allevatori, ma in genere del popolo genovese, particolarmente affezionato all’antico patrimonio zootecnico del territorio, che seppur con numeri limitati esprime una propria distintività. La bovina Cabannina, in passato, era chiamata anche “Montanina”, e deve il suo nome al comune di Cabanne, paese dell’Alta Valle d’Aveto, da cui origina la culla della razza. Le sue origini si perdono in un passato assai lontano, anche se oggi ne sono sopravvissute solo poche centinaia di esemplari. In uno studio fatto nel 2006 sul DNA delle bovine Cabannine, realizzato presso l’Università di Pavia, è stato evidenziato un sicuro collegamento della razza con l’antenato di tutti i bovini moderni, il ‘Bos Primigenius’ e ciò ha permesso risalire alle sue linee di parentela. Da questo si deduce che la Cabannina ha mantenuto nel tempo un legame strettissimo con il proprio patrimonio genetico più antico, e, avendo subìto una selezione ridotta, ha conservato le originarie attitudini lattifere in relazione all’uso delle risorse foraggere tipiche del territorio ligure. Una delle produzioni casearie tipiche che si realizzano con il latte delle Cabannine è il rinomato U Cabanin, formaggio che prende il nome proprio dalla razza. Il quadro storico in cui si inserisce la Cabannina evidenzia come dalla fine del XIX secolo le popolazioni bovine della provincia di Genova (con 40.000 esemplari all’inizio del ‘900) furono gradualmente incrociate o sostituite con razze più produttive (in particolare la razza Bruna), fattore che determinò la scomparsa di alcuni tipi genetici locali. Addirittura, nel 1963, per legge fu imposta la sostituzione della Cabannina con altre razze, cosa che ne decretò l’estinzione. Ma la tenace opposizione degli allevatori locali e l’impegno delle Associazioni Allevatori hanno permesso alla Cabannina di superare questo scoglio. Attualmente le Cabannine sono la testimonianza concreta dell’attaccamento della gente ligure alla propria terra e al loro patrimonio, ma anche la prova di uno straordinario lavoro di recupero iniziato nel 1982 dall’allora Associazione degli Allevatori dalla Regione Liguria e dalla Comunità Montana Valli Aveto, Graveglia e Sturla. Tra le sue caratteristiche peculiari, la Cabannina presenta un mantello castano scuro con riga mulina di colore chiaro e sfumature rossicce. La testa è piccola, corta, leggera, il musello è nero ornato ampiamente di bianco. Di mole ridotta (circa 4 quintali), con arti potenti ed unghioni durissimi, è una razza particolarmente rustica, che quindi si adatta al pascolo in condizioni climatiche difficili caratterizzate da ambienti impervi, ricchi di arbusti e con scarsa disponibilità foraggera. Viene allevata allo stato brado o semibrado, con una ridotta integrazione alimentare nel solo periodo invernale. Le bovine in lattazione hanno una capacità produttiva attorno ai 20–30 quintali per anno. Scheda tecnica completa della razza è qui disponibile. La Cabannina è un’ottima pascolatrice, sa utilizzare efficacemente le risorse vegetali dell’Appennino genovese, anche in territori con elevate pendenze e quindi molto “aspro”. Possiede un’elevata longevità, non è infrequente trovare capi di età superiore ai 12 anni. L’allevamento, basato sull’utilizzo del pascolo prolungato per grande parte dell’anno e sull’uso delle essenze spontanee locali, determina caratteristiche particolari per i prodotti finali (latte e formaggi) unici per sapore e genuinità. Anche per questo motivo, si può dire che la Cabannina, per la provincia di Genova, rappresenta la testimonianza dell’indissolubile legame fra un territorio e i suoi produttori ed esprime nel modo più felice il processo di incontro e adattamento tra le caratteristiche di una razza e quelle dell’ambiente dove si è evoluta e mantenuta nel tempo. Il fatto che queste bovine, lasciate libere al pascolo la mattina e quasi “costrette” a trovarsi le risorse alimentari autonomamente, tornassero poi in stalla a produrre quantitativi molto ridotti di latte ne fanno anche un simbolo di sostenibilità.