AIA
La terza ed ultima relazione al Convegno dal titolo “Certificazioni, digitalizzazione e prevenzione sanitaria a supporto della zootecnia estensiva” organizzato da A.I.A. ad “Agriumbria” 2022, è stata svolta da Stefano Rosini del Dipartimento Qualità Agroalimentare-Dqa, su “Lo standard degli ‘Allevamenti del Benessere’ per i bovini da latte dell’Associazione Italiana Allevatori”.
La relazione del dottor Rosini, seppur incentrata sulla genesi di un disciplinare originariamente concepito per la certificazione nel settore bovino da latte, è stata particolarmente interessante anche per una platea di operatori zootecnici specializzati nel comparto carne, in considerazione dell’aumentata richiesta da parte dei cittadini-consumatori di una maggior trasparenza in tema di benessere animale per questa tipologia di allevamenti.
Dopo una panoramica sui principali “stigmi” che ruotano attorno alla comunicazione che imputa alla zootecnia nel suo complesso un impatto deleterio sull’ambiente e sugli stili di vita e di consumo dei cittadini di tutto il mondo (molte campagne di stampa o sui social sono orchestrate basandosi su dati non scientificamente provati, e comunque riferiti a sistemi esistenti in Paesi extraeuropei lontani non solo geograficamente dal nostro modo di fare zootecnia, evidentemente con l’impiego di tecniche diverse e con altri numeri), il relatore ha evidenziato le conseguenze dovute alla diffusione di queste informazioni che negli ultimi anni hanno impattato anche sulla spesa alimentare degli italiani. Questo ha portato ad aumentare, pur se con numeri non ancora significativi, la platea di consumatori che optano per una scelta di alimentazione vegetariana o addirittura vegana.
La necessità, per allevatori, trasformatori e distribuzione è di dotarsi di strumenti che evidenzino al pubblico, tramite anche dati certi e verificabili, lo stato di benessere in cui vengono allevati gli animali, dalla nascita fino al termine del loro ciclo di vita. Lo standard di produzione del benessere animale messo in campo dall’A.I.A., denominata “Gli Allevamenti del Benessere” e certificato dall’ente terzo certificatore, il Dqa (Dipartimento Qualità Agroalimentare, accredita Accredia), è nato anche per dotare di uno strumento valido, basato sui dati rilevati negli allevamenti da A.I.A. e dalle attività di analisi prodotte nella rete dei laboratori (55 milioni di analisi sul latte, 40 mila analisi genetiche e genomiche, 650 milioni di dati produttivi e riproduttivi), che aumentasse la riconoscibilità sulle confezioni dei prodotti in vendita negli esercizi commerciali e nella grande distribuzione con un apposito marchio identificativo.
Tra gli obiettivi dello standard di produzione, ci sono, oltre alla certificazione del benessere animale, quello di evidenziare la sostenibilità e la sicurezza alimentare degli allevamenti aderenti. Il sistema crea anche un incentivo verso gli allevatori a dotarsi di questa certificazione sia per migliorare l’appetibilità commerciale dei loro prodotti, sia per evidenziare la divulgazione dello sforzo fatto sia dai Capo-Filiera che dagli stessi allevatori.
Certificare lo stato di salute di una mandria con un sistema che apparentemente può apparire complesso, ma che si interfaccia con le altre attestazioni (ad esempio, Classyfarm) esistenti in materia è un notevole passo avanti in tema di trasparenza e valorizzazione dei dati raccolti dal Sistema Allevatori nelle aziende, utilizzabili sia nel campo della certificazione dei prodotti sia in quello più generale della “salute unica” (One Health) tra uomini, ambiente ed animali: anch’essa uno degli obiettivi del Progetto LEO.