25 Luglio 2022

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Produzione di biogas e riduzione della carica batterica patogena

IZSUM

Quando il processo di digestione anaerobica è svolto correttamente, come abbiamo spiegato in precedenza(Biogas: importante risorsa per le aziende zootecniche) si ottengono numerosi vantaggi, sia in termini di riduzione degli impatti ambientali, che di maggiore redditività per gli allevatori.  Un ulteriore vantaggio è quello della riduzione della carica batterica patogena, eventualmente presente nei liquami e nel letame.  Purtroppo, però, sono ancora frammentari i dati relativi all’efficacia di questa tecnologica nel ridurre la concentrazione di alcuni patogeni particolarmente resistenti, tra cui il Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis (MAP).

Il MAP è il micobatterio responsabile della Paratubercolosi bovina (PTB), un’enterite cronica proliferativa tipica dei ruminanti; questo microrganismo è dotato di caratteristiche biologiche che gli conferiscono una particolare resistenza nell’ambiente, dove può sopravvivere per periodi prolungati, fino a 11 mesi nelle feci bovine e nel suolo.


In condizioni sperimentali, è stato dimostrato che la sopravvivenza di MAP nei liquami bovini è di 98 giorni a 15°C, ma può raggiungere 252 giorni a 5°C. Dal momento che uno dei principali fattori di rischio di introduzione della PTB in un allevamento bovino è proprio l’alimentazione con foraggi su cui sia stato fatto spandimento di letame/liquame infetto, l’utilizzo dei reflui zootecnici negli impianti di biogas, grazie al passaggio e alla permanenza all’interno dei digestori, potrebbe rappresentare una sorta di “trattamento” del prodotto finale.

A questo proposito, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati”, negli anni 2010 – 2012, ha sviluppato un progetto di ricerca, finanziato dal Ministero della Salute, dal titolo “Valutazione della presenza di Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis in reflui zootecnici utilizzati per la produzione di Biogas” con l’intento di valutare la sopravvivenza del MAP in impianti per la produzione di biogas alimentati con reflui di aziende bovine in cui era presente la PTB.

Lo scopo è stato quello di fornire indicazioni sanitarie sul prodotto finale per un impiego “responsabile” del digestato nelle pratiche agro-zootecniche. Nel progetto i campionamenti sono stati effettuati nei diversi settori dell’impianto, costituiti schematicamente da una prevasca, due digestori, strutture di stoccaggio del prodotto finale, digestato solido e liquido. La ricerca diretta di MAP dal materiale è stata eseguita mediante esame colturale e tecniche molecolari. L’alta percentuale di campioni risultati positivi all’esame colturale dalla prevasca, ha confermato la presenza della PTB e di animali escretori di MAP negli allevamenti che conferivano materiale all’impianto. Tuttavia, dall’analisi dei dati, è emerso che, al progredire del materiale all’interno dell’impianto, la probabilità di trovare MAP nel digestato diminuiva notevolmente. Nel prodotto finale della produzione di biogas, il digestato solido e liquido, non è stato ritrovato MAP vitale.

In generale, i dati in nostro possesso hanno dimostrato che nell’impianto oggetto di studio il processo di digestione anaerobica è in grado di inattivare MAP. Tuttavia l’allontanamento dagli allevamenti dei capi eliminatori di MAP, darebbe maggiori garanzie sanitarie sul prodotto in entrata e di conseguenza in uscita dagli impianti. Dalla nostra esperienza emerge che gli impianti di biogas nelle aziende agro-zootecniche costituiscono un’importante risorsa in termini di riduzione dell’impatto ambientale, economia circolare e integrazione del reddito dell’allevatore. Tuttavia l’aspetto sanitario degli allevamenti va sempre monitorato, per garantire la “salubrità” del prodotto finale da utilizzare come fertilizzante.